
“Io ci ho provato, vado in fabbrica tutte le mattine, lavoro, tocco la pasta come dice la nonna, vedo le scatole che partono per tutto il mondo, ma non mi importa. Non sento niente. Di notte, mentre voi dormite, qua dentro sapete che faccio? Scrivo.
Le cose che vedo, quelle che penso, quelle che voglio dire… diventano vere e riesco a dire quello che sento come io, nella vita, a voce, non riesco a fare. Sì perché io, io… non so parlare.
Anche con voi per esempio, quando mi fate una domanda mi viene voglia dire: “aspettate un attimo, adesso vado di là, la scrivo e ve la faccio leggere, così magari mi capite e riesco a spiegarmi meglio. Questo voglio fare nella mia vita: voglio scrivere.
Qualche giorno fa, a Roma, mi è arrivata una lettera: dice che non pubblicheranno il romanzo che ho scritto, non gli piace. Ma a me non importa: ne scriverò un altro e un altro ancora. E se non me li pubblicano vuol dire che continuerò a scrivere per me.”
Per questo nuovo capitolo di Pensieri in nuce, ed anche mio personale, ho deciso di farmi prestare le parole da Tommaso Cantone, nella speranza che non se ne dispiaccia.
Ho sempre ammirato la potenza del messaggio scritto, di ciò che a voce non si può o non si riesce ad esprimere, che resta e non svanisce nella durata di un sussurro.
Adoro dialogare con la carta, regalare a lei per prima la mia calligrafia, rileggere e assaporare ogni punto e capo. Qualcuno una volta mi ha definita “papirosa” perché io comunico così.
Per questo non potevo non nutrire una passione per le lettere d’amore e soprattutto per quelle collezionate grazie ai film a me più cari.
Di seguito, ho radunato una piccola raccolta di personaggi e delle loro storie, molto diverse tra loro, ma con qualcosa in comune: il bisogno di trasfondere lasciando una traccia, una giusta distanza tra il referente ed il significato. Perché ci sono contenuti che necessitano di essere elaborati, da parte di chi scrive e anche di chi legge, come ad esempio accade a Theodore nel ripensare alla sua cara Catherine.
Qualche volta, invece, il distacco è cosa obbligata ed è così che vengono alla luce i testamenti sentimetali di Bill Wolloughby o di Virginia Woolf, entrambi consapevoli di tramandare parole che non daranno origine ad alcuno scambio.
Ma forse è questa la chiave di ogni lettera d’amore che meriti di essere definita tale: il non lasciare spazio alla risposta, perché questa sarebbe comunque superflua. Un dare per il dare, senza aspettative; con la consapevolezza di aver regalato a qualcuno una parte di noi che non scivolerà via nel vuoto.
Poco fa ho mentito: sarebbe riduttivo riferirmi a questi grandi uomini e donne con la qualifica di personaggi: costoro per me sono persone. Qualcuno è stato amico, qualcuno consigliere. Ho pianto per loro e con loro ho gioito.
Che in fondo è quello che succede un po’ a tutti noi che il cinema lo amiamo: anche se già sappiamo come va a finire un film, resta sempre quel poco di speranza che ci tiene incollati allo schermo e ci spinge a credere nella possibilità di una diversa conclusione, nonostante recitiamo i dialoghi a memoria o abbiamo ormai usurato la copertina del Blu-ray.
Così a furia di vedere e rivedere, queste storie sono diventate la mia storia e queste lettere sono un po’ anche le mie.
“Mia cara Anne, una lettera più lunga è nel cassetto del comò. L’ho scritta nell’ultima settimana. Quella riguarda noi e i miei ricordi su di noi e su quanto ti ho amato. Questa parla solo di stanotte e, cosa più importante, di oggi. Stanotte sono andato dai cavalli per farla finita. Non posso dire di essere dispiaciuto per la cosa in sé, anche se so che per un pò sarai arrabbiata con me, o addirittura mi odierai per questo. Ti prego, non farlo. Non si tratta di dire: “da solo, venni a questo mondo e da solo me ne andrò”, o qualcosa di altrettanto stupido. Non sono venuto al mondo da solo; c’era mia madre, ne me ne andrò da solo, perché ci sei tu ubriaca sul divano facendo battute alla Oscar Wilde sul cazzo. No, qui si tratta in un certo modo di coraggio. Non il coraggio di affrontare un proiettile: il dolore dei prossimi mesi sarebbe stato molto più duro di uno sparo fulmineo. No, è il coraggio di soppesare se stare con te ancora, nei prossimi mesi, svegliarmi ancora con te, giocare con le bambine, oppure, nei prossimi mesi, vedere nei tuoi occhi quanto il mio star male ti uccida, come il mio corpo indebolito che mi abbandona e che tu curi sia il definitivo e duraturo ricordo di me. Non lo permetterò. Il tuo ultimo ricordo di me sarà noi due sulla riva del fiume e quello stupido gioco della pesca – in cui credo abbiano imbrogliato – e io dentro di te e tu sopra di me… e appena un fuggevole pensiero delle tenebre a venire. È stato il massimo, Anne. Un giorno intero senza pensarci. Trattieni questo giorno, baby. È stato il più bello della mia vita. Bacia le piccole per me. Sappi che ti ho sempre amata e che forse ci rincontreremo in un’altra vita. Altrimenti… bè, è stato meraviglioso conoscerti. Il tuo ragazzo… Bill.”
Dal Film Three Billboards outside Ebbing Missouri
“Caro Billy,
so che adesso potrei essere solo un ricordo lontano per te… il che sarebbe probabilmente una buona cosa. Sarà passato tanto tempo… e non ti avrò visto crescere. Piangere, ridere… e urlare. Non avrò potuto sgridarti. Ma ricordati che io sono sempre stata lì¬ con te, in ogni momento. E ci sarò sempre. E che sono fiera di averti conosciuto e che tu sia stato mio. Sii sempre te stesso.
Ti amerò per sempre.
Mamma”
Dal Film Billy Elliot
“Cara Catherine, sono stato qui a pensare a tutte le cose per cui ti vorrei chiedere scusa. A tutto il dolore che ci siamo inflitti a vicenda. A tutte le cose di cui ti ho incolpato. A tutto ciò che volevo tu fossi e dicessi. Mi dispiace per tutto ciò. Ti amerò sempre perché insieme siamo cresciuti. E mi hai aiutato a farmi diventare così. Voglio solo che tu sappia…che dei frammenti di te resteranno per sempre in me. E di questo te ne sono grato. Qualsiasi cosa tu sia diventata e ovunque tu ti trovi nel mondo, ti mando il mio amore. Sarai mia amica per sempre. Con affetto, Theodore.“
Dal Film Her
“Questa lettera è una bugia. Parigi è stata buona con me. Ma senza di te niente ha senso. Tutta la furia dei nostri anni trascorsi insieme mi scorre dentro e mi lascia la certezza che ti amo più della mia stessa pelle. E se anche tu mi ami anche meno di quanto ti amo io, almeno un po’ mi ami, no? E se non è vero, io spererò sempre che possa essere vero. Ti adoro. Frida.“
Dal Film Frida
“Carissimo, sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti; e io questa volta non mi riprenderò. Comincio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Quindi faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile, sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita, so che senza di me potresti lavorare, e lo farai, lo so. Vedi, non riesco nemmeno a scrivere degnamente queste righe; voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita, sei stato infinitamente paziente con me e incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonato tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita; non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi. Virginia.”
Dal Film The Hours
“Chi lo sa se questi luoghi avranno memoria di me. Se le statue, le facciate delle chiese, si ricorderanno il mio nome. Voglio camminare un’ultima volta per queste strade che mi hanno accolto tanti anni fa quando tutti mi chiamavano “la toscana”. Voglio vedere le pietre gialle, tutta quella luce che ti toglie il respiro. Se le strade conserveranno il rumore dei miei passi. La mia città, la città di Lecce, la devo salutare prima di partire. Ai miei nipoti Antonio, Elena e Tommaso lascio tutto quello che ho, ma le terre che erano di Nicola quelle voglio che sia Antonio ad averle. Devi tornare qui Antonio, perché è qui che appartieni, avrai la terra, la forza che vive quando noi moriamo. Tu Luciana avrai tutto quello che ti serve ma devi farti un po’ di coraggio, i ladri non devono passare per forza dalla finestra. Quella è pure casa tua. Voi, Vincenzo e Stefania, non c’è niente che potete fare per non amare Antonio. La terra non può volere male all’albero. Tommaso, scrivi di noi, la nostra storia, la nostra terra, la nostra famiglia, quello che abbiamo fatto di buono e soprattutto quello che abbiamo sbagliato, quello che non siamo riusciti a fare perché eravamo troppo piccoli per la vita che è così grande. La mina vagante se ne è andata. Così mi chiamavate pensando che non vi sentissi. Ma le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani.“
Dal Film Mine Vaganti
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