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L’Occidente secondo Dostoevskij

[…] Liberté, égalité, fraternité. Molto bene. Che cos’è la liberté? La libertà. Quale libertà? La libertà, per tutti uguale, di fare quello che si vuole, nei limiti della legge. Quando è possibile fare tutto quello che si vuole? Quando si possiede un milione. La libertà dà un milione a testa? No. Che cos’è un uomo senza un milione? Un uomo senza un milione è colui che non fa tutto quello che vuole, bensí è colui del quale si fa tutto quello che si vuole. Cosa dunque ne consegue? Ne consegue che, oltre alla libertà, c’è ancora l’uguaglianza, e precisamente l’uguaglianza davanti alla legge. Di quest’uguaglianza davanti alla legge si può dire soltanto che nelle forme in cui essa viene adesso applicata, ogni francese può e deve prenderla per un’offesa fatta a lui personalmente. Che cos’è dunque rimasto della formula? La fratellanza. Bene, quest’articolo è il piú curioso e, occorre riconoscerlo, ha costituito fino ad oggi la principale pietra d’inciampo dell’occidente. L’uomo occidentale discorre infatti di questa fratellanza come d’una grande forza motrice dell’umanità, e non s’accorge che la fratellanza non la si potrà trovare da nessuna parte, fino a che essa non esisterà nella realtà. Che fare dunque? Bisogna realizzare la fratellanza a qualsiasi costo. Fatto sta tuttavia che realizzare la fratellanza non è affatto possibile, in quanto che è lei stessa a farsi di per sé, ed è data, la si trova in natura. 

Trad.it. a cura di Serena Prina

Conosciamo tutti, chi più chi meno, Fëdor Michajlovič Dostoevskij. È colui che ha scritto romanzi entrati di diritto nella storia della letteratura moderna. L’Idiota è il dramma umano del principe Myškin, uomo colto, bello, intelligente, estremamente sensibile e “troppo umano”. I Fratelli Karamazov delinea invece un personaggio, Fëdor Karamazov, che è l’opposto di Myškin, demoniaco, triviale, volgare. Un uomo che non è più tale, ma si è spogliato della sua natura e ha ceduto al compromesso, alla subdola superstizione, al vizio. La vita dissoluta contro quella celestiale. Ecco gli argomenti ricorrenti del grande scrittore russo.

Ma cosa sappiamo veramente della sua idea di Occidente? Lo scopriamo dal suo pamphlet Note invernali su impressioni estive. Il suo è un viaggio insolito, che parte dalla Germania e tocca anche l’Italia, passando per Francia e Inghilterra. Cosa ci possiamo aspettare dalle sue impressioni? Abbandoniamo la visione standardizzata dei russi dell’Ottocento e anche la descrizione tipica dei diari di viaggio. Il caro Fëdor percorre le varie tappe, e, contrariamente alle sue aspettative di anni prima, si imbatte in una vera e propria rivitalizzazione della sua terra natale, cioè la Russia. Si chiede il motivo per cui si è data maggior importanza alla cultura francese, a discapito di quella autoctona. Si chiede perché molti russi adorano sentirsi un po’ francesi, scimmiottando gli usi e costumi occidentali, storpiando le parole o raggruppando in una unica frase due lingue. In poche parole, la domanda è : perché tutto questo amore per l’Occidente, se non abbiamo nemmeno avuto il modo di sviluppare un nostro percorso culturale?

Ecco che da viaggio di scoperta del mondo occidentale si trasforma inevitabilmente in indagine sulla nascita, sullo sviluppo del narodnost’, in netta contrapposizione con l’“occidentalismo” che propugnavano altri intellettuali russi. Dostoevskij traccia un quadro impietoso della classe borghese europea, composta, ordinata, un po’ snob, piena di boria, e nel farlo il suo giudizio pungente si tinge di satira e malinconico cinismo. Nella disamina, annienta non solo l’ideale che i russi in quel periodo inseguivano, ma il suo stesso ideale, frutto di questa influenza quasi prepotente.

Il suo acre punto di vista si focalizza soprattutto sulla società francese, facendo luce sulla contraddizione che essa trasmette: se da una parte promulga il motto “Liberté, égalité, fraternité”, dall’altra si denota una superficialità ed ipocrisia senza eguali, un desiderio di primeggiare, guadagnare notorietà e accrescere, anche mediante espedienti poco edificanti, la propria posizione. Tutto il contrario della fratellanza, insomma. L’individualismo è il vero motore dell’Europa.

Le sue parole sono piene di disillusa consapevolezza e sono il preludio dei suoi successivi capolavori, Memorie dal sottosuolo e Delitto e Castigo.

Sono un uomo ridicolo. E adesso mi considerano anche pazzo. Potrebbe equivalere perfino a una promozione, se ai loro occhi non rimanessi pur sempre un uomo ridicolo. Ma io non mi offendo, rimango benevolo anche quando mi prendono in giro, anzi, quando lo fanno, divento ancora più benevolo. Vorrei ridere insieme a loro, magari non di me stesso ma almeno per simpatia nei loro confronti, se non mi sentissi così triste mentre li osservo. Triste perché loro non sanno la verità, io invece sì. Oh, com’è difficile essere l’unica persona a conoscere la verità! Ma loro non possono saperlo. No, non possono. Il sogno di un uomo ridicolo

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